Resilienza deriva dal latino “resalio”, iterativo del verbo “salio”, che in una delle sue accezioni indicava l’azione di risalire sulla barca capovolta dalle onde del mare.
La resilienza ha a che fare con la metallurgia, questo termine indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che gli vengono applicate.
Detto questo, quale legame sussiste tra resilienza ed essere umano? come si manifesta la resilienza?
Se ad un evento traumatico reagisci con positività e prendendo in mano la situazione, affronti a testa alta quel che accade senza soccombere, sfrutti le tue risorse interne, possiedi questa “dote”!
Resiliente è chi, dopo un trauma, riorganizza la propria esistenza senza cadere nel vittimismo o in depressione.
La resilienza è salvifica
Uno degli obiettivi, che genitori ed educatori dovrebbero considerare tra i più importanti per la vita dei propri ragazzi, è proprio far in modo che in caso di difficoltà, insuccesso, trauma si reagisca con resilienza.
A tal proposito siamo proprio convinti che tutelare i nostri ragazzi, dalle frustrazioni e dalla prove che ci pone la vita, sia la strada corretta?
Da dove origina la resilienza? quali i fattori predisponenti?
Sicuramente, come numerosi studi dimostrano, avere vissuto un buon attaccamento nella prima infanzia e quindi un buon livello di autostima.
E’ importante anche essere flessibili, adattabili e curiosi; non guasta avere senso dell’umorismo e svariati interessi.
Torniamo alle origini.
Buona parte di fattori predisponenti alla resilienza derivano dal legame con i propri genitori o adulti di riferimento.
Boris Cyrulnik, definisce i genitori “tutori di resilienza”.
Un adulto accogliente, in grado di esprimere le proprie emozioni e di comprendere quelle altrui in un clima di fiducia, è una risorsa.
Il bambino ha bisogno di regole che siano chiare, di una base solida su cui poggiare e di spazi per i propri sogni/desideri. E’ utile che ogni bambino/ragazzo sappia di avere delle competenze, delle risorse che lo rendono speciale. L’adulto dovrebbe aiutarlo nella scoperta di queste “isole di competenza”.
Allo stesso tempo, in caso di errore o insuccesso, sarebbe auspicabile che sappiano considerarli come eventi possibili. Smettiamola di passare ai bambini l’idea di essere bravi solo se hanno successo. Dalle difficoltà, se si impara a dare significato, si possono davvero trovare delle opportunità!